Il sabato del villaggio: storia, cronaca, usi e costumi di Pontecagnano Faiano (I)

LA STORIA DI PONTECAGNANO E FAIANO IN QUATTRO PARTI

A cura di Francesco Longo

Parte prima

Il periodo antico (3.000 avanti Cristo, circa – 476 dopo Cristo)

La nostra storia inizia circa 2.800 anni fa, quando un gruppo di Etruschi provenienti dalla Toscana e dall’alto Lazio si stabilì nel nostro territorio. Gli Etruschi erano un popolo di esperti navigatori (furono padroni assoluti del mar Tirreno, dal nono al quarto secolo avanti Cristo) ma anche di bravi artigiani, di validi ingegneri e di smaliziati commercianti. La nostra piana era fertile, riparata a nord dalle colline; la costa (molto diversa da quella di oggi) presentava alte dune e profonde lagune, ottime per l’approdo delle imbarcazioni. Allora il fiume Picentino era navigabile per alcuni chilometri; alla sua foce gli Etruschi costruirono il porto. Come era nella loro tradizione, si insediarono a distanza dal mare, esattamente dove è oggi il nostro centro storico e cioè fra l’attuale strada statale 18 e la autostrada. Nel suo primo secolo di vita, quella comunità di frontiera (era la più a sud dalla madre-patria) si dedicò all’agricoltura, all’allevamento, all’artigianato ed al commercio. Scambiava i suoi prodotti con le genti italiche dell’interno, risalendo i fiumi Picentino, Tusciano e Sele. Ma nel corso dei due secoli successivi, quel piccolo villaggio si trasformò progressivamente in una grande e ricca città: Pikèntia Amìnaia. I nostri, nel frattempo, avevano incrementato e migliorato l’agricoltura, l’allevamento, la produzione artigianale (dei metalli, del legno, dei tessuti e della ceramica); avevano potenziato la flotta ed il porto. E quando i Greci si stabilirono ad Ischia ed a Cuma, gli Etruschi cominciarono a commerciare con loro e svilupparono vertiginosamente i propri scambi. Che non avvenivano più solo con gli italici dell’entroterra o con i “connazionali” dell’Etruria-madre, ma con tutti i popoli del Mediterraneo orientale: Grecia, Egitto, Siria ed Asia minore. Circa 2.600 anni fa, Pikèntia Amìnaia era una florida città-mercato, un vero emporio internazionale. Vi si potevano acquistare i prodotti etruschi locali e tosco-laziali (utensili domestici, arnesi da lavoro, vasellame, strumenti musicali, armi e gioielli) nonché i prodotti del vicino e montuoso entroterra italico (lana, formaggi, carni e legname); ma anche dei raffinati prodotti esotici (ceramiche di Atene e di Corinto; vasellame, arnesi ed arredi in bronzo, argento ed oro greci e siriani; avori, pendagli e collane di ambra, scarabei ed altri amuleti egiziani; unguenti e profumi fenici). In quella prestigiosa ed opulenta città, la comunità originaria, cresciuta di numero, aveva assunto una nuova articolazione sociale; oltre agli agricoltori, agli allevatori ed agli artigiani, ora c’erano i guerrieri ed i grandi commercianti. Al vertice della gerarchia sociale c’erano ricche e potenti famiglie aristocratiche, da cui proveniva il gruppo dei prìncipi, veri capi politici, religiosi e militari, che nulla avevano da invidiare ai pari-grado delle altre e più note città dell’Etruria madre (Vetulonia, Vulci, Cerveteri, Tarquinia e Veio). Allora Pikèntia, insieme a Capua, era il centro etrusco più importante nella Campania. Ma alla fine del settimo secolo a.C. i Greci si insediarono a Paestum e cominciarono a disturbare il commercio marittimo dei nostri. Così iniziò il lento declino della Pontecagnano etrusca. In quel periodo furono costruiti a Pikèntia due santuari: uno dedicato ad Apollo, nella zona dell’attuale via Verdi; ed uno dedicato a Demetra, nella zona tra via Picentino e l’autostrada. Dopo circa un secolo, altri Greci, di Siracusa, sconfissero la flotta etrusca a Cuma (era la flotta di tutti gli Etruschi, quelli della Toscana, del Lazio e della Campania) e fondarono Napoli. Così gli Etruschi persero il dominio del mar Tirreno e quindi il loro potere militare e commerciale. Anche Pikèntia Amìnaia decadde. Durante il quinto secolo avanti Cristo i Sanniti la invasero, senza distruggerla. Agli inizi del terzo secolo avanti Cristo, giunsero nella nostra piana i Romani che travolsero tutti: Sanniti, Greci ed Etruschi.

Nel 268 avanti Cristo Pikèntia Amìnaia, dopo circa cinque secoli, cessava di esistere; al suo posto nasceva la romana Picentia. In quell’anno i Romani vi deportarono i Piceni ribelli (dalle Marche), facendone di fatto una colonia penale. Circa cinquanta anni dopo, di nuovo intervennero a Picentia e la punirono duramente, perché aveva dato sostegno ad Annibale, il nemico mortale di Roma. Nel 198 avanti Cristo i Romani insediarono alla foce dell’Irno un potente presidio militare, fortificato, per controllare da vicino l’indocile Picentia; fu così che nacque Salerno. Circa cento anni dopo, nell’89 avanti Cristo, durante la Guerra Sociale, l’esercito romano si abbatté nuovamente su Picentia e la mise a ferro e fuoco, perché essa ancora una volta era stata dalla parte dei rivoltosi. Del peri- odo romano della nostra comunità non sappiamo molto di più, se non che il termine “Picentia” arrivò ad indicare l’intero territorio dell’attuale provincia di Salerno.

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